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N° 113

VOLONTÀ DI FERRO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            I due uomini indossano armature molto simili, quasi speculari. Si potrebbe anche dire che quella di Iron Monger è il riflesso distorto di quella di Iron Man ma l’uomo che si fa chiamare Gregory Stark non sarebbe dello stesso parere.

<<In un modo o nell’altro la faida tra noi finirà oggi, fratello.>> dice rivolto ad Iron Man.

<<non c’è mai stata nessuna faida tra noi, Gregory.>> replica Tony Stark <<È stata solo una tua scelta quella di non reclamare il tuo posto in famiglia>>

<<menti! È stato nostro padre a negarmelo. Avrei dovuto esserci io al tuo posto fin dall’inizio ed ora rimedierò a quell’ingiustizia.>>

            Inutile cercare di farlo ragionare, pensa Tony. L’odio lo divora ormai. Per quanto la cosa non mi piaccia, dovrò usare la forza per chiudere la questione.

 

            Due donne accomunate dall’essere molto giovani e dall’avere il quoziente intellettivo di un genio. Toni Ho è una ragazza asiatica che a 16 anni aveva già tre lauree ed ora, a poco più di venti, è professoressa del famoso Massachussetts Institute of Technology. Di quello stesso istituto Riri Williams, afroamericana  di appena 15 anni proveniente dai ghetti di Chicago, è una delle allieve più brillanti.

            Insieme le due giovani donne hanno sviluppato due armature basate su quella di Iron Man che, per inciso, il defunto padre di Toni ha contribuito a creare.

            Con i rispettivi nomi di Rescue e Ironheart hanno intrapreso una carriera di supereroine nella zona di Boston e Cambridge.[1]

            Ora è arrivato il momento di affrontare la loro prima vera sfida. Quelli che hanno di fronte sono dei veri supercriminali che si fanno chiamare Raiders ed hanno a più riprese affrontato Iron Man.

            Lo hanno affrontato ed hanno sempre perso, pensa Toni, perderanno anche con me. Quando, però, una scarica di energia attraversa la sua armatura spegnendone i sistemi e facendola precipitare al suolo la ragazza che si fa chiamare Rescue forse capisce che l’eccessiva fiducia in sé stessa può essere deleteria.

            Mentre lei sta precipitando, la sua compagna grida:

<<Toni!>>

            Senza esitare Ironheart si getta al suo soccorso ignorando le due figure volanti alle sue spalle.

 

            Eddie March guarda il soffitto sopra di lui. Non può fare altro da quando un super robot da combattimento chiamato Demolitore gli ha spezzato la schiena rendendolo paraplegico dal collo in giù.[2]

            Presto arriverà la sua fisioterapista, una bella donna di nome Veronica Benning. Deve ammettere che è in gamba ed è perfino riuscita a fargli fare qualche progresso. Ora Eddie riesce a muovere un paio di dita della mano destra. Poco, troppo poco ma è comunque qualcosa e lui non può fare altro che accontentarsi.

            La porta della stanza si apre ed entra Veronica Benning accompagnata da una donna più anziana in camice bianco.-

-Buongiorno Mr. March.- lo saluta quest’ultima -MI chiamo Erica Sondheim e sono un neurochirurgo.-

-Ho sentito parlare di lei, è un’amica di Tony Stark.-

-Esattamente e sono anche la direttrice di questa clinica che appartiene alla Fondazione Maria Stark. Ho esaminato il suo caso e vorrei parlarne con lei.-

-Se è venuta a dirmi che trascorrerò il resto dei miei giorni su un letto o al massimo su una sedia a rotelle attrezzata, ha perso il suo tempo. Lo so già.-

-In realtà avevo altro in mente e se mi ascolta senza interrompermi gliene parlerò.-

-Ha tutta la mia attenzione.- replica Eddie.

            Cos’ha da perdere dopotutto?

 

 

2.

 

 

            Nella sede della Stark-Fujikawa a Flushing nel Queens, Philip Stark si rivolge alla donna seduta davanti a lui e dice:

-La prego, Miss Armstrong… Amanda… ci racconti cosa è successo a lei ed a Howard Stark quella fatidica notte di tanti anni fa a Berlino.-

            Amanda Armstrong sembra esitante. Non le piace rivivere quel periodo ma ormai è troppo tardi. La sua mente torna a quei lontani giorni in cui aveva solo 16 anni ed il pericolo le sembrava perfino eccitante.

 

            Amanda, o meglio Mandy Strong, come preferiva farsi chiamare all’epoca, poteva solo sperare che Howard Stark avesse ragione e che Nick Fury stesse già occupandosi degli intrusi che avevano ucciso il suo amico Kurt.[3]

         Erano gli stessi che secondo Fury avevano rapito suo padre e tentato di rapire lei il giorno prima. Ancora non riusciva a credere che suo padre fosse un agente della CIA e non un semplice funzionario del Corpo Diplomatico. Era stato davvero bravo ad ingannarla.

-Seguimi.- le disse Howard -Dobbiamo trovare un posto sicuro in cui nasconderci.-

-Voi non andrete da nessuna parte.- disse una voce cattiva.

         A quanto pareva, erano stati scoperti.

 

         Il Detective di Secondo Grado Kevin Cole si massaggia il mento e poi, mentre si rialza,  si rivolge all’uomo che gli ha appena sferrato un pugno:

-Che diavolo le è preso, Rhodes?-

-Era il minimo che ti meritavi, idiota.- risponde con voce dura James Rupert Rhodes, Rhodey per gli amici, cosa che il detective di sicuro non è -Ti rendi conto che con la tua bravata hai messo sull’avviso Nigel Blaque e reso più difficile salvare mia sorella?-

-Forse tua sorella non vuole essere salvata, forse le sta bene la vita che fa adesso. Ci hai pensato?-

-Ci ho pensato, sì ma voglio almeno tentare. Lo devo a sua figlia.-

-Jenny ha una figlia? Non lo sapevo.-

-E saperlo avrebbe cambiato le cose? Non credo, perché la sola cosa che ti interessa è incastrare il tuo fratellastro e mandarlo in prigione a far compagnia a vostro padre e tanto peggio per chi ci va di mezzo.-

            Per Cole è come prendere un altro pugno.

-Lo sai?- esclama sorpreso.

-Ho le mie fonti, le stesse che mi hanno informato che sei stato sospeso. Era il minimo dopo la tua stupida azione. Vai a casa e resta fuori da questa storia anche se, conoscendoti, dubito che lo farai.-

            Hai ragione, pensa il detective. Quella tra lui e Nigel Blaque è una questione personale sotto ogni punto di vista.

 

 

3.

 

 

            Il nome con cui l’uomo in armatura si fa chiamare è Steel Warrior e potremmo tranquillamente chiamarlo il supereroe personale della Stark-Fujikawa. In questo momento sta volando verso il complesso industriale della vicina Stark-Resilient dove è in corso un combattimento tra altri due titani in armatura. Difficile capire chi sia il buono e chi il cattivo tra i due.

            Improvvisamente Steel Warrior è colpito alla schiena da una scarica di energia che gli fa perdere il controllo del volo e così comincia a precipitare verso il suolo. Si riprende giusto in tempo per evitare l’impatto con il terreno.

            Risale rapidamente e si trova faccia a faccia con una donna che indossa una leggera armatura argentata ed un casco che le copre la  maggior parte del volto. Alla sua mano destra un grosso guanto crepitante di energia.

<<E tu chi saresti?>> chiede confuso.

-Io sono Cybermancer.- risponde lei -E sarò la tua morte.-

<<Frase da supercriminale da pulp.  Non sei troppo giovane per queste frasi ritrite?>>

            Per tutta risposta lei gli spedisce contro un’altra scarica dal suo guanto ma stavolta Steel Warrior è pronto a respingerla.

<<Imparo in fretta.>> le dice <<Lo stesso trucco non funziona due volte con me.>>

-E allora inventerò nuovi modi per ucciderti.- replica Cybermancer.

            Tipo ostinato la ragazza pensa Chet Harrigan da sotto la maschera ma forse io sono più ostinato di lei.

           

            C’era un tempo neanche troppo lontano in cui l’Oceano Indiano era infestato dai pirati. Su di loro sono state scritte pagine e pagine che li descrivono a seconda dei casi come eroi che cercavano di contrastare l’influenza britannica in Malesia e nel Borneo oppure come canaglie senza scrupoli. La verità, come spesso accade, probabilmente sta nel mezzo.

Quel tipo di pirateria oggi non esiste quasi più, il che non significa che non esistano più i pirati, si sono semplicemente evoluti in un diverso tipo di predone  proprio come l’uomo che possiede una splendida villa che si affaccia su una delle baie dell’Isola Stato di Madripoor. Una villa che sembra una fortezza, ma anche le fortezze più sicure possono essere espugnate.

Un uomo ed una donna si stanno avvicinando nuotando sott’acqua protetti da tute termiche. E lentamente, bracciata dopo bracciata, giungono in vista del loro obiettivo. A questo punto la donna fa cenno di fermarsi.

<<Sensori di movimento.>> dice al microfono <<Questa zona ne è piena, se andassimo oltre saremmo immediatamente individuati.>>

<<Come fai a saperlo?>> le chiede il suo compagno.

<<Lo so, fidati.>>

<<E quindi cosa facciamo?>>

<<Io andrò avanti e li disattiverò. Tu mi seguirai non appena la via sarà libera.>>

            Senza aspettare risposta la donna scatta in avanti. Mike O’Brien si sta abituando al fatto che Meredith McCall è non è individuabile da sensori e telecamere a meno che non lo voglia, ma deve ammettere che i suoi trucchetti da ninja un po' lo inquietano.

            Il tempo che passa sembra interminabile poi la voce di Meredith arriva forte e chiara al suo orecchio:

<<Puoi venire adesso.>>

            Mike non se lo fa ripetere una seconda volta.

 

Iron Man spara una scarica di repulsori ma Iron Monger la para facilmente.

<<Tutto qui quello che sai fare, fratellino?>> lo schernisce <<Mi aspettavo qualcosa di meglio da te.>>

<<E lo avrai.>> ribatte Tony e spara una scarica di uniraggio dalla sua piastra pettorale.

            Per un attimo Iron Monger barcolla poi si riprende e dice:

<<Qualunque cosa volessi fare, non ha funzionato. La mia armatura ha assorbito facilmente la tua scarica.>>.

<<Il che è esattamente quello che mi aspettavo.>>  ribatte Tony <<A quest’ora dovresti cominciare a sentire l’armatura diventare sempre più pesante mentre i suoi sistemi si spengono uno ad uno.>>

<<Che…cosa… hai… fatto?>>

<<Ti ho inviato un banale virus informatico. Non funzionerà una seconda volta perché la tua armatura avrà imparato a neutralizzarlo ma a me basta che funzioni una volta sola.>>

            Iron Monger non risponde, forse non può più farlo, e cade in avanti.

 

 

4.

 

 

            Il giovane Howard Stark non poteva certo definirsi un uomo d’azione. Aveva seguito qualche corso di arti marziali ma non poteva certo bastare contro agenti sicuramente super addestrati come quelli che avevano di fronte in quel momento. Erano solo in due ma erano anche ben armati.

         Uno di loro afferrò Amanda Armstrong per un braccio dicendo:

-Tu vieni con noi, ragazzina.-

         Istintivamente Howard scattò in avanti ma l’altro uomo gli puntò contro il fucile e disse:

-Ci tieni così tanto a morire, ragazzo? Non ce l’abbiamo con te. Vogliamo solo la ragazzina.-

         Quelli davanti a lui ed Amanda erano solo in due ma bene armati. Il cervello analitico di Howard concluse che ogni tentativo di resistenza sarebbe stato inutile ciononostante non poteva accettare che rapissero Amanda senza far niente.

         Improvvisamente qualcosa si abbatté sulla testa di uno dei due uomini che cadde in avanti con un grido. L’altro fece per voltarsi ma Howard fu più veloce e gli sferrò una ginocchiata all’inguine e poi un pugno al mento. Solo la sorpresa aveva consentito loro di prevalere ma chi era intervenuto?

         Howard non fu sorpreso di scoprire che era il suo fedele maggiordomo. Il giovane si era risentito quando suo padre, Howard Sr, aveva insistito perché lo accompagnasse nel suo viaggio in Europa ma adesso era decisamente felice che fosse lì.

-Ben fatto, Jarvis.- disse.

-Se permette, Sir…- replicò l’uomo -…credo che allontanarci alla svelta, sia pure con discrezione, sia la cosa migliore da fare adesso.-

-Un consiglio che seguirò con piacere. Vieni Mandy.-

         Amanda si lasciò prendere per mano senza discutere. Il gruppetto si avviò per il corridoio che era vuoto. Possibile che i loro aggressori fossero soltanto in due?

         Il rumore di spari dall’esterno fugò ogni speranza in tal senso.

 

         Philip Stark fa un sorrisetto e commenta:

-A quanto pare, in questa storia non mancano i colpi di scena. Cosa stava succedendo adesso?-

-Magari, se non la interrompessi in continuazione, Miss Armstrong potrebbe aver già finito la sua storia.- interviene Ling McPherson.

-Cercherò di tenere a freno la mia curiosità allora.- ribatte Philip -D’altra parte è abbastanza ovvio che sia mio nonno che Miss Armstrong… pardon: Amanda…sono sopravvissuti o non saremmo qui entrambi.-

-Il che nel tuo caso non sono sicuro che sia una cosa positiva.- commenta Bethany Cabe.

-Ho sempre ammirato il tuo sarcasmo, Beth…ed anche altro ovviamente. Ora, però,, come mi avete fatto notare, sarebbe il caso che Amanda concluda la sua storia. Dove eravamo rimasti? Ah, sì… spari dall’esterno.-

            Amanda ricomincia a parlare.

 

            Gli spari durarono ancora qualche minuto accompagnati da grida poi si fece il silenzio. Gli occupanti della casa non osarono muoversi ma diverse domande affollavano la loro mente: cosa era successo li fuori? Tra chi era stato il conflitto a fuoco? Chi aveva vinto?

         La risposta arrivò pochi istanti dopo quando il portone si aprì ed una figura maschile si stagliò sulla soglia.

Alzò la mano destra mostrando il palmo e disse in un Inglese con accento forse di Boston:

-Non abbiate paura, sono un amico.-

-E noi come facciamo a saperlo?- ribatté Howard Stark -Potrebbe essere un altro inganno.-

-Comprendo la tua diffidenza, ragazzo ma ti ripeto che sono uno dei buoni.

         L’uomo avanzò verso di loro che poterono vederlo bene. Era un bianco, poteva avere cinquant’anni o forse più, capelli castani imbiancati alle tempie.

Indossava un impeccabile completo verde scuro, camicia bianca ed una cravatta regimental.[4]

Classica eleganza governativa, pensò Howard.

-Mi chiamo William Fitzpatrick.- si presentò esibendo un tesserino -Sono…-

-Un agente della CIA immagino.- completò Howard -L’ha mandata Fury?-

-Diciamo di sì.- rispose Fitzpatrick -A quanto pare, i nostri misteriosi avversari avevano una talpa nell’Agenzia[5] che ha dato loro l’indirizzo di questa casa ormai non più tanto sicura. Non appena l’ho scoperto mi sono precipitato qui. Appena in tempo direi.-

-Direi anch’io.- commentò Howard.

-Ci sono notizie di mio padre?- chiese Amanda cercando senza troppo successo di non mostrarsi ansiosa.

-Non ancora, Miss Armstrong ma a quest’ora il vecchio Nick e la sua squadra dovrebbero averlo già trovato.-

         Ma lo avrebbero trovato vivo? Amanda temeva la risposta.

 

 

5.

 

 

            Li chiamano Raiders e sono un terzetto di mercenari tecnologici dotati di armature sofisticate ed anche se non sono all’altezza di  quella di Iron Man gli hanno dato spesso filo da torcere in passato,

Ora ad affrontarli ci sono due donne che indossano un’armatura dal design molto simile a quella di Iron Man. Si fanno chiamare rispettivamente Rescue ed Ironheart e per quanto siano ancora molto giovani sono decisamente in gamba. Sono nel giro solo da poco, però, e forse mancano ancora dell’esperienza necessaria ad affrontare avversari come i Raiders.

            Quella chiamata Rescue si è appena vista spegnere la sua armatura da quella che presumibilmente era una scarica elettromagnetica. I sistemi dell’armatura si riavvieranno a breve ma intanto il suolo si sta avvicinando sempre di più.

            La cosa non spaventa Toni Ho, sa bene che l’armatura reggerà all’impatto senza danni per chi è all’interno. Quello che le brucia è essersi fatta fregare come una principiante.

            Sono stata una stupida, pensa, ma imparo sempre dai miei errori e la prossima volta andrà diversamente.

            Mentre cade vede arrivare nella sua direzione Ironheart e vede anche incombere su di lei due dei Raiders.

-Attenta Riri!- grida, ma è inutile: il suo microfono ancora non funziona e lei può solo guardare mentre i due criminali in armatura si preparano a colpire la sua amica.

 

            Una delle più grandi ambizioni di Chester Harrigan era diventare Iron Man. Non ha potuto riuscirci ovviamente, ma ha partecipato alle selezioni per diventare Steel Warrior, il guardiano in armatura della Stark-Fujikawa, e le ha superate.

            Nei panni del supereroe personale della grande multinazionale nippoamericana ha affrontato alcune minacce e le ha sconfitte ma stavolta potrebbe non essere facile.

            Quel poco che sa della sua avversaria è che possiede una specie di super guanto in grado di manipolare vari tipi di energia. Quella che ha di fronte, però, non è l’originale Cybermancer di cui ora ricorda di aver sentito parlare.

Quella era cinese mentre questa gli sembra una giapponese ed ha anche qualcosa di familiare,, ma cosa? Forse se riuscisse a toglierle quel casco… le vola sopra e le afferra il casco riuscendo a strapparlo via. Finalmente vede il vero volto della sua avversaria.

<<Non è possibile!>> esclama esterrefatto.

            La sua sorpresa gli è fatale. Cybermancer ne approfitta per colpirlo al petto con la massima intensità spedendolo al suolo.

-Stupido.- è il suo commento.

 

            Iron Man contempla il corpo di Iron Monger disteso al suolo e dice:

<<Non sarebbe dovuta finire così, Gregory,>>

<<E non è ancora finita, sciocco troppo fiducioso.>> ribatte l’altro alzandosi mentre una specie di disco si stacca dalla sua piastra pettorale per attaccarsi a quella di Iron Man

<<Cosa hai fatto?>> esclama quest’ultimo.

<<Ho appena vinto.>> è la secca risposta.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            E così ci ritroviamo anche qui a riprendere i fili delle nostre vicende ed ora passiamo ad alcune note:

1)    Credo di aver battuto il record di cliffhanger in una sola storia ma li risolverò tutti nel prossimo episodio… spero.

2)    William Fitzpatrick, creazione di Roger Stern & John Romita SR, è nientemeno che il nonno materno di Peter Parker, lo stupefacente, spettacolare, sensazionale Uomo Ragno. Vi confesso che non era originariamente previsto ma mi serviva un agente della CIA dell’età giusta quarant’anni fa, più o meno e non ho resistito.

Nel prossimo episodio: conclusioni e nuovi inizi.

 

 

Carlo

 



[1] No, non la famosa città inglese ma la sua omonima che sede della prestigiosa università di Harvard e del MIT.

[2] Come illustrato nel n. 99.

[3] Come visto nell’ultimo episodio.

[4] Ovvero a grandi strisce di colori diversi.

[5] Nomignolo della CIA.